(Adnkronos) - ''Ma don Gianni combinava la propria ricerca nel modo più intimo alla propria passione politica. La sua fede era "agonica" anche per questo: da essa traeva costante impulso ad affrontare la storia dell'uomo in tutte le sue dimensioni. E a prendervi parte, rischiando davvero tutto se stesso. Mi viene in mente - ha ricordato Massimo Cacciari - un incontro con lui dopo che, proprio per questo suo diretto "prender parte", era stato sospeso a divinis. Era preso da una angoscia febbrile e la tonaca tutta nera e inguaribilmente fuori moda, che ostentava con qualche superbia, era ancora più lisa e malandata del solito. Tuttavia non poteva mai piegarsi. Era stato il più importante opinionista politico di 'La Repubblica' per poi schierarsi apertamente con il Psi di Bettino Craxi e infine negli ultimi anni, quando i nostri incontri si fecero molto saltuari, con Forza Italia di Berlusconi''.
''Non è certo questo il momento di discutere tali scelte. Esse sono il frutto della sua indomabile inquietudine e del senso acuto della responsabilità di trovare ad essa comunque risposta. Non credo che per don Gianni ne' Craxi ne' Berlusconi lo fossero. Come non credo lo fossero, su un altro piano, Papa Wojtyla e ora Papa Benedetto. Penso che per lui fossero, per cosi' dire, una "provvisoria necessità", resa tale - spiega il sindaco filosofo di Venezia - anche dal carattere sempre più conservatore assunto dalla politica di quelle forze a cui si era in qualche modo richiamato negli anni Settanta e durante la sua collaborazione con Repubblica''.
''Per don Gianni, quando la crisi del "secolo" diventa tanto acuta da apparire insolubile, la Provvidenza invia singoli uomini nel "tentativo" di mantenere il mondo in una qualche forma. Si trattava per lui quasi di "provvedimenti" che lasciavano le grandi questioni insolute, ma permettevano di pensarci sopra. Per don Gianni quello che valeva alla fine - conclude Massimo Cacciari - era proprio soltanto il carattere insolubile della "cosa ultima" e credo che in lui mai sia venuta meno tale "riserva escatologica" rispetto a ogni sua presa di posizione politica. Quanto più don Gianni era inesorabile nella sua luciferina capacità di critica dell'avversario politico, tanto più sapeva di non sapere sulle questioni che ne dominavano l'anima''.